Le neuroscienze sono tutte quelle discipline che si occupano del funzionamento del sistema nervoso centrale e includono studi e conoscenze sia nell’ambito bio-medico che psico-sociale.
Con il termine “medicina psicosomatica” si intende quella branca della medicina che si occupa dello studio e della terapia di quei disturbi corporei che non hanno alla base una lesione organica e pertanto essi sono riconducibili ad una origine psicologica.
La medicina psicosomatica concepisce l’uomo nella sua totalità psicofisica, oltrepassando il dualismo psicofisico che separa il corpo dalla mente.
Di conseguenza, la visione che prevede la lesione dell’organo alla base della malattia e quale causa della sua disfunzione, viene ribaltata a favore di una più complessa interpretazione della stessa.
Secondo gli studi di neurofisiologia e di psicologia clinica, il protrarsi di uno stress intenso può innescare una disfunzione in organi e apparati.
Molte ricerche hanno dimostrato che i condizionamenti psicologici e sociali rientrano in una classe di fattori che sono presenti in tutte le malattie e in tutti i disturbi fisici, anche se il loro peso varia da disturbo a disturbo e da un individuo all’altro.
Nella medicina psicosomatica corpo e mente non sono viste come entità separate ma come due parti interagenti e in collegamento e influenza reciproca, in tal modo questo approccio ha rivelato di essere in grado di riconoscere la relazione del mondo emozionale ed affettivo della persona con il suo corpo occupandosi di osservarne e comprenderne l’importanza della sua complessità.
Oggetto di questa disciplina è l’uomo nella sua globalità, per cui, attraverso una visione di tipo olistico, capace di considerare l’unicità della persona, essa cerca di far luce sulle dinamiche sottese alla malattia e sul senso che può esprimere un particolare disturbo e sintomo.
Nelle persone affette da disturbi di natura psicosomatica, le emozioni e le sofferenze della vita sono valutate come troppo dolorose e spesso, non riuscendo ad essere vissute in maniera consapevole, possono essere negate alla coscienza, ed è per questa ragione che esse possono essere espresse a livello corporeo attraverso la produzione di sintomi psicosomatici che assolvono la funzione di scarica della tensione e dell’energia accumulata in eccesso.
La psicosomatica mira ad una concezione nuova della medicina che vede l’uomo come unità inscindibile di psiche e soma, l’uomo come realtà globale nel quale la malattia si può manifestare nel corpo come sintomo e nella psiche può essere avvertita come disagio e sofferenza mentale.
La consapevolezza di ciò che si muove dentro di noi è il primo gradino, la prima reazione che può condurre la persona a “mettersi in discussione” e, a volte, a portarla a chiedere aiuto a professionisti del settore specializzati in questa disciplina.
Secondo la teoria dello psicoanalista Georg Groddeck, la malattia psicosomatica è riconducibile a un processo difensivo nel quale la persona sofferente può rifugiarsi, con un senso di umiliazione, proteggendosi dalle aspettative del mondo esterno non sentendosi all’altezza di realizzare le attese che provengono dal suo ambiente.
Secondo un altro grande del pensiero psicoanalitico, Wilhelm Reich, tutti i processi vitali seguono i fenomeni di carica e scarica, per cui, quando la scarica risulta impedita, la persona vive in uno stato di carica cronica creando la sua corazza caratteriale, a livello psichico, e una corazza muscolare a livello fisico, riuscendo in tal modo a svolgere un’operazione di controllo sulle emozioni e una potente struttura di difesa da esse.
Mentre Freud poneva attenzione soltanto alla produzione verbale dei suoi pazienti, Reich introdusse nella psicoanalisi anche l’osservazione del corpo e descrisse per primo quello che oggi noi chiamiamo il linguaggio del corpo.
Le teorie di Reich hanno prodotto successivamente lo sviluppo dell’Analisi Bioenergetica, metodica psicoterapeutica elaborata da Alexander Lowen. Questo approccio, unico nel suo genere, considera la mente e il corpo un’unità funzionale, inscindibile, tanto che i suoi interventi sono costituiti da una complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro psicoanalitico.
Gli orientamenti analitici che hanno il merito di indagare in profondità e far luce sulle cause recondite del disturbo, sono i più indicati e degni di considerazione poiché sono capaci di considerare il “mondo interno” della persona e tutto quello che lì accade.
In particolare gli interventi psicocorporei derivati dalla metodica analitica di tipo bioenergetico appaiono oggi gli approcci più sensibili e maggiormente miranti alla realizzazione di un cambiamento nella persona e al superamento dei suoi sintomi psicosomatici.