Breve storia della mia crescita personale.
Colui che ha la vocazione di curare anime, non si basa su teorie o tecniche, ma sulla sua esperienza personale della strada interiore e della sua creatività. Quando il terapista è maturato abbastanza, l’aiuto arriva al paziente attraverso il semplice incontro.
Claudio Naranjo
Quando iniziai la mia formazione in psicologia e poi in psicoterapia ero convinta che la cosa veramente importante per fare successivamente questo mestiere sarebbe stata imparare le tecniche giuste per lavorare con i pazienti, apprendere tutto il necessario, divorare quanti più libri possibile. E poi, un po’ in ultimo, sarebbe stata utile anche la mia terapia personale, richiesta dalla scuola per tutti gli anni di formazione. Un di cui insomma. Ci penso’ quello che poi divenne il mio terapeuta, già attraverso il primo contatto telefonico, a farmi planare velocemente verso il basso. ‘ Salve, mi chiamo Francesca Scarano, sono una studentessa di psicoterapia e la chiamo perché mi piacerebbe iniziare un percorso con lei. Sa ci sono delle ore di terapia da totalizzare e….’.
‘ Signorina’, mi interruppe bruscamente, ‘la sua terapia non sarà di certo legata alle ore che le chiede la scuola ma al tempo che le ci vorrà per diventare se stessa. Io non glielo posso quantificare. Quindi ci pensi bene prima e poi mi dirà. Mi diede l’appuntamento. ‘ Simpatico’, pensai sarcasticamente dentro di me trattenendo la voglia di mandarlo al diavolo e di andare altrove. Eppure sentivo che quella risposta così dura che nel tempo avrei compreso sempre più profondamente conteneva un confine alle mie illusioni e una qualche verità che mi turbava ma mi attraeva al contempo. ‘Diventare se stessi? Che diavolo significa? Io sono già me stessa’, mi dicevo difensivamente per esorcizzare la paura di un cambiamento interiore profondo per avrebbe messo decisamente a soqquadro il mio mondo interno.
Mi commuovo sempre quando penso a quel momento, a quell’inizio. Anche ora mentre lo scrivo.
E in questo viaggio pian piano iniziavo a sentire cosa aveva davvero senso, indubbiamente assieme alla conoscenza, alle tecniche, ai libri divorati… ma il centro, l’essenza, il cuore di tutto forse era altro, forse era altrove. Cosa sapevo fare era importante, ma iniziai a sentire sempre più chiaramente che ciò che avrebbe fatto la differenza sarebbe stato CHI ERO, la qualità della mia presenza. E iniziai a rendermi conto che era così non solo nella mia professione ma anche come madre, come moglie, collega, figlia, amica, sorella…la qualità della presenza. Quando riuscivo ad essere lucidamente presente a ciò che accadeva momento per momento e ad avere una chiara visione di me e dell’altro, l’intensità dell’incontro, non importa se piacevole o spiacevole, si avvicinava ad uno stato di grazia,mi faceva sentire tremendamente viva! Ed è così che mi trovo qui, costantemente in cammino, con l’umiltà che mi è possibile, ad utilizzare tutto ciò che mi accade nella relazione con i miei pazienti, con mio marito, con i miei figli, colleghi e chi più ne ha più ne metta come uno specchio che mi permette di attraversare le mia aree cieche e farmi vedere qualcosa di me che ancora non mi è così evidente, con tutte le ovvie fatiche del caso alle volte.Lavori in corso, sempre. Ma per me ne vale proprio la pena.
Il corpo è il mio più saggio amico e consigliere. Quanto gli sono grata, anzi devo dire che gli voglio proprio bene!
Ho imparato attraverso la pratica Bioenergetica, un approccio in cui si lavora terapeuticamente integrando il lavoro verbale con quello psico-corporeo, a riappropriarmi dei segnali emotivi e corporei provenienti dal mio interno e ad usarli come un faro che mi illumina la strada segnalandomi la ‘direzione’ nei vari momenti e ambiti della mia esistenza.
Nel lavoro con i pazienti l’approccio psico-corporeo raffina la qualità dell’intervento grazie ad una serie di strumenti che si sono dimostrati particolarmente efficaci per accedere ad aree preverbali, zone cieche, luoghi di gelo traumatico, difficilmente accessibili solo attraverso lo strumento verbale. Ma non solo. L’approfondimento continuo e costante della propria personale centratura psico-corporea (in Analisi Bioenergetica “grounding”), consente di utilizzare il proprio corpo come cassa di risonanza dei vissuti emotivo-corporei del paziente (controtransfert corporeo) in una danza di sintonizzazioni che risultano uno strumento prezioso e potente per il terapeuta e una possibilità di riparazione profonda per il paziente.