Innamorarsi è facile, la vera sfida è restare innamorati e affrontare le inevitabili crisi a cui una relazione, soprattutto se duratura, per forza di cose va incontro. Una volta terminata la fase della “luna di miele” con le sue passioni struggenti, i “tre metri sopra il cielo”, le lenti rosa con cui guardiamo il partner e le accecanti idealizzazioni che ci danno una visione lucente ma distorta della relazione, inizia ad accadere qualcosa di diverso. Man mano aumenta l’intimità ci sentiamo innanzitutto più vulnerabili ed esposti, iniziamo a vedere il nostro partner in modo più realistico e ad essere visti per ciò che siamo. Emergono lati più nascosti ed ombrosi di noi e dell’altro, aspetti meno lucenti. Cosa una coppia se ne fa di tutto questo farà la differenza rispetto alla continuità e alla qualità del rapporto. Le reazioni possono essere diverse. C’è chi nasconde l’elefante in salotto, spazza la polvere sotto il tappeto nascondendo il malessere, evitando di guardare in faccia i propri problemi e inscenando una finta armonia destinata nel tempo, nella stragrande maggioranza dei casi, a saltare. Altri si rassegnano a convivere nel malessere, immersi in dinamiche tossiche e distruttive. Altri ancora alternano litigiosità a indifferenza. Altri cercano appagamento fuori dalla coppia pur di riprovare l’ebbrezza dell’innamoramento e della passione o si separano per cercarlo. Ma se i propri nodi interni non sono stati sciolti, con il partner successivo, comparirà un nuovo elefante in salotto, ossia si ripresenteranno gli stessi identici problemi. I falsi miti dell’amore rappresentano una forte interferenza alla costruzione di un legame d’amore maturo ed appagante. Alcuni di questi miti viaggiano ad un livello maggiore di consapevolezza. Ad esempio: “l’innamoramento sarà eterno”, oppure, “tu mi completi”, o ancora, “la relazione, se ci amiamo, dovrebbe funzionare da sé senza alcun impegno”, o ancora l’illusione del partner o della coppia perfetta. Altri falsi miti, più rischiosi e subdoli dei primi, sono annidati nell’ inconscio ma influenzano fortemente le nostre dinamiche di coppia. Un’illusione particolarmente distruttiva è quella che recita: “Tu mi guarirai”. In ogni individuo, a livelli diversi, si cela il desiderio inconscio di guarire le proprie ferite attraverso la propria relazione d’amore, di colmare i propri vuoti, sanare carenze e delusioni risalenti alla propria infanzia. Aprire il cuore all’amore risveglia oltre che sentimenti piacevoli e positivi, anche vecchie ferite e, spesso, di conseguenza, eccessive aspettative nei confronti del partner legate all’appagamento di antichi bisogni insoddisfatti. Il nostro bambino interiore affamato d’amore ci fa diventare improvvisamente critici e pretenziosi e vorremmo che un singolo rapporto soddisfacesse alla perfezione ogni nostra esigenza. Ci aspettiamo dunque qualcosa di irrealistico e irrealizzabile. Poco consapevoli di questo non riusciamo più a vedere l’altro per ciò che è, ma vediamo solo ciò che dovrebbe diventare per poterci rendere finalmente felici. E se questo non accade il dolore e la rabbia diventano prorompenti. La critica, la svalutazione, il disperato risentimento verso l’altro pericolosamente taglienti.
Il punto di partenza per una buona relazione di coppia e per un sano legame d’amore è assumersi la responsabilità della propria guarigione senza scaricarla sul nostro partner.
Se saremo in grado di dialogare in modo onesto con noi stessi e con l’altro guardando in faccia alcune verità, se riusciremo ad incontrare i nostri lati ombrosi e i drammi sepolti del nostro bambino interiore ferito e spaventato e a condividere con l’altro questa vulnerabilità, se diventeremo consapevoli degli automatismi disfunzionali che mettiamo in campo nella relazione per cercare in modo pretenzioso e malsano di soddisfare i nostri bisogni e se anche il nostro partner ha questa stessa disponibilità, avremo accesso alla possibilità di costruire una relazione consapevole e un amore più maturo.
Fare questa scelta richiede parecchio impegno e tanto coraggio. Il livello di profonda intimità e autentica connessione con l’altro che ne consegue ripaga tutta la fatica.
L’approfondimento continua a ripetere: “niente elusioni, niente fughe. Resta fermo dove sei. Niente licenze. Metti ordine nel caos.”
Questa crescita potremmo chiamarla crescita dell’anima.
In un matrimonio, come in un giardino, l’approfondimento tira fuori dal terreno cose brutte e contorte. Si tratta di sporcarsi le mani. E mettere radici, e senza radici non ci si innalza.