La solitudine è sempre una magnifica occasione per imparare qualcosa di se stessi.
La prima cosa da imparare è se davvero siamo capaci di trovare pieno nutrimento dalla nostra essenza. Se cominciamo a smaniare, a domandarci cosa fare e come ingannare il tempo, allora c’è sicuramente in noi un vuoto che non riusciamo a colmare.
Bisogna indagare sulla natura di questo vuoto.
Dover fare per forza qualcosa per sentirsi bene è un sintomo d’inquietudine; l’azione non è compiuta per esprimere una qualità, un’aspirazione, un vero interesse, ma per riempire quel vuoto di cui a volte non siamo nemmeno a conoscenza.
Ci sono persone cosiddette “attive” che considerano un segno di forza ed efficienza la loro continua necessità di agire.
Ma la triste verità è che, se dovessero fermarsi, morirebbero di tedium vitae, non avendo autentiche risorse interiori a cui attingere.
Meravigliosa solitudine! Libera scelta di silenzio!
Nella e dalla solitudine emergono invece intuizioni, riflessioni, comprensioni. Tutto si ferma, la mente rallenta e talvolta tace, mentre la coscienza diventa attiva, fertile, lussureggiante.
Per non parlare delle passeggiate solitarie, tra gli alberi che ti osservano con discrezione, e tra i suoni del vento, del ruscello, delle fronde, degli uccelli…
Nella solitudine il guerriero non si sente mai solo!
Persino il silenzio ha un suono sul quale si può meditare, assaggiare l’istante che non ha tempo, perché non è nel tempo, si estende senza limiti e vola in un battito d’ali.
Nel silenzio della solitudine ci appare con chiarezza chi siamo veramente, cosa c’è nel nostro cuore, la vera natura dei nostri pensieri e sentimenti.
Per questo molti hanno paura della solitudine e devono coprire con rumori di gesti eccessivi e totalmente inutili la povertà e lo squallore della loro vita.
La solitudine è una preziosa compagna di viaggio: ci insegna a vedere, a fermarci sui dettagli, sulle sfumature, su quegli impercettibili particolari che sfuggono alla maggior parte di persone impegnate e distratte.
La solitudine sussurra all’orecchio parole intime, mostra minuscoli arcobaleni e canta melodie. Il guerriero è grato alla solitudine che lo istruisce nell’arte di amare.