Ora la Terra ha bisogno di noi, del nostro amore, del nostro rispetto e di tutta la nostra energia perché si possa risanare e possa tornare ad essere solido sostegno per i nostri piedi, il nostro corpo e la nostra esistenza.
La Madre Terra è stata generosa, ci ha donato risorse meravigliose e noi ne abbiamo goduto fino ad arrivare all’eccesso, all’abuso. E ora tutto si deve fermare, per forza, dobbiamo ascoltare e osservare dove siamo e dove andiamo, dobbiamo ritrovare la strada dell’amore e del rispetto di noi, dell’umanità e del meraviglioso mondo in cui tutti viviamo.
L’energia che si muove nell’aria è un urlo sordo di angoscia e di dolore che non possiamo non ascoltare, che ci richiama tutti insieme a guardarci, profondamente, da lontano.
Accanto alla paura e al dolore, viviamo momenti di intimità e di solidarietà, di unione e vicinanza, di un commovente sostegno che arriva forte, talvolta struggente, nonostante l’isolamento in cui tutti dobbiamo stare per tutelarci e per tutelare i nostri cari e la collettività.
Dobbiamo stare a casa, non dobbiamo uscire e questa è anche un’occasione per esplorare davvero cosa c’è nella nostra casa. Ancora prima delle mura domestiche la casa è il nostro corpo, con quello stiamo facendo i conti più che mai in questo momento. Siamo attenti a come stiamo, se siamo in salute o se abbiamo sintomi, se sentiamo ansia e paura, tristezza e gioia, preoccupazione e coraggio. Tutto avviene nel corpo e il primo luogo dove cercare sicurezza è lì.
E’ un momento delicato, complesso, difficile, incerto, spaventoso, disarmante, ma è anche un momento che ci porta a fermarci, a riflettere, a sentire ciò che per noi è davvero importante. E’ un’occasione di radicamento e di connessione, di grande amore. Sono sentimenti ed emozioni questi che fluttuano in continuazione dentro ciascuno di noi, alternando momenti di angoscia e dolore, che ci fanno sentire l’essenzialità dell’essere realmente e profondamente umani, esseri vulnerabili.
Come è possibile sentirsi al sicuro nel proprio corpo e poter restituire amore e forza a tutto ciò che sta intorno a noi? Come è possibile integrare e far dialogare dentro di noi questi sentimenti così diversi?
Molte persone che per fortuna sono sane e stanno bene, avvertono il desiderio di offrire un contributo e sentono profondamente sentimenti di dispiacere e dolore per tutta questa situazione ma non è facile entrare in connessione con uno scambio energetico fluido con se stessi e con la terra.
Le gambe e i piedi sono rigidi e incerti, c’è un blocco a questo livello che non permette di sentirsi solidi e di sostenere sé e gli altri, nel modo in cui il cuore vorrebbe fare.
Il primo chakra, quello dei piedi e delle gambe, è quello legato alla sopravvivenza e non è difficile immaginare come in un momento in cui la terra sta soffrendo possa continuare a essere una buona base sicura su cui poggiare. La paura di potersi affidare è inevitabile.
La paura porta il corpo o parti di esso in contrazione, disturba e crea un sottofondo di tensione e di inquietudine, per alcuni vera e propria angoscia, che emerge in maniera più acuta o più manifesta in alcuni momenti della giornata. Talvolta la notte con incubi o sogni tormentati, talvolta di giorno con bisogno di continuare a fare e a impiegare il tempo per non pensare né sentire, oppure con svogliatezza, torpore o congelamento e anestetizzazione.
Ecco, di tutte queste sensazioni faticose ed emozioni scomode e disturbanti dobbiamo cercare di prenderci cura, accoglierle e cercare di portare conforto, sono emozioni e sensazioni naturali che emergono in un momento ricco di insidie, minacce, dolori e preoccupazioni come quello che stiamo attraversando.
E’ molto probabile inoltre, che questo senso di angoscia e paura vada a risvegliare e acuire fantasmi della nostra vita passata, vissuti di quando eravamo fanciulli o di traumi più o meno recenti, il senso della solitudine, dell’esclusione, dell’impotenza, del vuoto, del bisogno di controllo, della paura della depressione…
Tutto questo si manifesta, si sperimenta nel corpo e attraverso di esso ce ne possiamo prendere cura e sciogliere tensioni e blocchi che ci tengono in sospensione e in scacco.
Il corpo trasmette segnali ma noi vogliamo farli tacere, la nostra energia inizia così a occuparsi di questo conflitto cercando di allontanare ciò che di scomodo e fastidioso si muove per la paura di venirne sopraffatti o divorati.
Che cosa succede invece se lasciamo che tutto questo possa avere il diritto di dimora dentro di noi, se lo accogliamo, gli diamo un nome, ce ne prendiamo cura, offriamo conforto? E’ possibile che lentamente il corpo si ammorbidisca, addirittura si commuova, permetta alle lacrime di sgorgare o di scivolare timidamente e silenziosamente lungo il volto, aprendo un passaggio all’oscurità per venire alla luce ed essere accolta. Così fa un po’ meno paura, così è più possibile, così non si impossessa totalmente di me, così non mi immobilizza, così è addirittura commovente, così posso amare anche la mia fragilità.
Quando l’amore inizia a muoversi, porta con sé anche energia, calore e vitalità, si esce dal congelamento della paura e tutto sembra più morbido e allora affiorano dolci sorrisi che accarezzano, respiri che si allungano e calmano, che ritornano a fluire, i piedi sono di nuovo pronti e il corpo può respirare liberamente, prendere aria, lasciar andare e donare tutto l’amore possibile in un reciproco e nutriente scambio di dare e ricevere. Quando questo può accadere affiorano beatitudine e gratitudine, il cuore pulsa e il corpo vibra e ristabilisce il suo radicamento, abbiamo ritrovato grounding, centratura.
Possiamo fare tutto questo affidandoci al corpo.
Mi piace pensare di potervi invitare a sperimentare e condurvi in questa piccola esperienza:
proviamo a stare in piedi e cercare un appoggio solido e affidabile nel suolo e nella terra, essa ci potrà apparire in questo momento come frammentata e poco solida, le gambe rigide, anestetizzate, prive di energia, forse un blocco a livello del diaframma che non permette una buona comunicazione tra la parte alta e quella bassa del corpo.
Il respiro non potrà percorrere tutta la strada che avrebbe a disposizione.
Proviamo ora a cercare spazio, pulsazione e vitalità nel nostro petto, nel cuore o laddove sentiamo un nucleo di energia, direzionandovi la nostra attenzione e il nostro respiro in maniera volontaria, dandoci tempo di trovare sentimenti di benevolenza, di fiducia, di speranza e di amore che comunque ci abitano.
Iniziamo poi ad armonizzare il nostro respiro, piegando le gambe durante l’espirazione e cercando di accompagnare nella terra tutta l’energia e la forza che sentiamo e di inspirare mentre raddrizziamo le gambe spingendo bene i piedi nel suolo. Doniamo e infondiamo i nostri sentimenti positivi attraverso il respiro che scende passando dal bacino, dalle gambe e attraverso i piedi fino a raggiungere il suolo, fino a penetrare nella profondità della terra che, ferita, ne ha un gran bisogno. Continuiamo a sentire che tutto ciò che abbiamo di buono lo mettiamo a disposizione, lo condividiamo, vogliamo che la terra possa impregnarsi di tutta questa commozione che ci muove e che vuole arrivare al mondo.
La parte alta del nostro corpo, l’energia dell’intenzione e del sentire nel cuore, la forza che possiamo percepire nella pancia, potranno finalmente scorrere nella terra in uno scambio più fluido, una connessione che permette di sentire una forma di benedizione che va dall’alto verso il basso.
Stiamo donando così una stabilizzazione alla terra sotto i nostri piedi e lei sarà di nuovo pronta, con generosità, a essere di sostegno.
In questo armonico scambio energetico, è possibile sentire una parte di gratificazione per riuscire a portare il nostro contributo di risanamento, per riuscire a dare un senso di fiducia e di speranza.
Prendiamo un buon tempo per fare questo, evitiamo giudizi e pregiudizi, affidiamoci al corpo, rendiamoci curiosi dell’esperienza e facilmente si produrranno vibrazioni che permettono all’energia di iniziare a fluire, che la vitalità si diffonda, che le emozioni di paura e il senso di congelamento si incontrino piano piano con sensazioni di forza e buoni sentimenti.
Come stanno ora quelle gambe rigide e anestetizzate? Forse si sono risvegliate, sono di nuovo un buon sostegno per il nostro essere presenti e ci permettono il passaggio di un meraviglioso flusso energetico, si è sciolta la scissione tra la fiducia e l’inquietudine che sono ora in dialogo tra loro.
Il senso di sé, in questo momento così difficile e di grande vulnerabilità si può ritrovare, è molto bello e commovente quando lo si sperimenta, ci aiuta a continuare ad affrontare con maggiore presenza e consapevolezza il marasma emotivo nel quale siamo immersi.
Auguro a ognuno di voi di poter provare amorevolezza, gratitudine e benevolenza, che possiate benedire il vostro essere vivi in un corpo ricco di energia e capace di donare fiducia, luce e speranza a voi stessi, ai vostri cari e all’umanità tutta.
Questo è possibile tutte le volte che possiamo attraversare la paura, ascoltarla, accoglierla e permetterci di accedere al cuore, sentirlo così grande, che riempie tutto il petto e che, soprattutto in un momento come questo, ha desiderio di pulsare ancora di più e di spargere tutto l’amore che c’è.