Cosa accade nella stanza di terapia? O per lo meno nella mia.
Uno dei grandi supporti clinici e diagnostici per noi terapeuti bioenergetici è la lettura del corpo. Una co-lettura oserei definirla, che prende spunto non solo da ciò che io osservo ma anche e soprattutto da ciò che il paziente legge di sé e dentro di sé attraverso la mia guida. Mentre la persona condivide con me il suo problema, cerco di tenere in ascolto entrambi i miei emisferi cerebrali, e quindi di comprendere ciò che mi dice e avviare una riflessione su ciò che mi porta, di osservare dove il suo respiro si blocca, quali parti del corpo sono contratte e bloccate, tenute in su o in dentro, espanse in fuori , cosa comunicano i suoi occhi ma cerco anche di sentire ciò che più in generale mi arriva da quella persona. Provo ad ascoltarlo con il cuore e a sintonizzarmi con il messaggio contenuto nell’emozione intrappolata nelle sue tensioni corporee e nelle costrizioni del suo respiro. Spesso colgo delle frasi che affiorano intuitivamente al mio interno come se percepissi la voce di quell’emozione: ad esempio, “ Perché sei andata via?” , “Dov’eri quando avevo bisogno di te?”, “ Mi vedi? Guardami per favore! Guardami!!!”, “Perché mi accetti solo se sono come tu mi vuoi? Perché mi soffochi?” e così via. Frasi che raccontano del bagaglio di ferite emotive con il quale il paziente si presenta in studio e alle quali ha un estremo bisogno di ridare voce e diritto di esistenza. Capita spesso che lui non ne abbia consapevolezza e il mio lavoro è quello di aiutarlo a far riemergere questo materiale emotivo sommerso e poi sostenere un’elaborazione di senso e un’integrazione di ciò che accade in relazione alla sua biografia. Osservando come si muove la pulsazione vitale al suo interno e in quale parte del corpo si crea un blocco posso in modo delicato accompagnare il paziente a dirigere la sua attenzione consapevole verso ciò che gli sta accadendo e domandargli: “ Cosa stai sentendo? In quale parte del corpo lo senti?”. Già portare attenzione avvia un primo cambiamento di stato. “Te la senti di provare ad entrare più in profondità in questo vissuto?”.
A questo punto posso proporre al paziente un’attivazione corporeo-esperienziale che gli consenta di “scendere” e calarsi maggiormente nella sua esperienza interna. A tal proposito L’Analisi Bioenergetica offre un esteso repertorio di tecniche corporee, che utilizzano il movimento, il respiro, l’espressività emotiva, la voce, il lavoro di mobilizzazione oculare che se grazie all’intuito e alla sensibilità del terapeuta vengono utilizzate in modo appropriato, al momento opportuno e in una buona cornice relazionale, possono contribuire ad esplorare e far ritornare in coscienza antiche “storie emotivo-corporeo- relazionali”. Quando queste “riaperture” si verificano oltre che potenziare la connessione tra terapeuta e paziente consentono man mano di “ri-scrivere” vecchie connessioni neuronali o crearne di nuove. La guarigione procede dunque attraverso la riscoperta della percezione corporea ed emotiva e non attraverso uno sforzo di volontà. Lasciando parlare Alexander Lowen, fondatore dell’Analisi Bioeneregtica: “C’è un processo di cambiamento che avviene dall’interno e non richiede sforzi coscienti. E’ chiamato crescita e migliora l’essere. Non è qualcosa che si può fare: quindi non è una funzione dell’Io ma del corpo”. Ritengo che tale risveglio emotivo e corporeo possa accadere solo nella cornice di una relazione terapeutica in cui il paziente possa sentirsi visto con uno sguardo autenticamente presente, affettuoso, accogliente e non giudicante. La mera applicazione di tecniche non cura, ma cura l’utilizzo delle tecniche a supporto del processo psico-corporeo in atto dentro una relazione correttiva “sufficientemente buona”, per dirla alla Winnicott ( psicoanalista inglese che approfondì tra le altre cose il tema della relazione madre- bambino) in cui il paziente senta il diritto di poter esistere davvero per quello che è e in cui circoli una comunicazione che viaggia da cuore a cuore.
Se io ti vedo tu ti senti esistere, se ti senti esistere ti liberi, ti sciogli e ti illumini. E la tua energia che si libera nutre la mia.
Grazie a tutti i miei pazienti che mi danno il privilegio di essere testimone della riscoperta della loro luce, di commuovermi davanti ad ogni momento di rinascita della loro bellezza e di nutrirmi ogni volta con stupore del sacro splendore di questo processo.